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Franco Fabbri e Stefano Giaccone
Franco Fabbri è il mio nuovo mito: in ogni suo scritto l'indice di cipp[1] è altissimo, probabilmente vicino all'uno.
Dopo aver finito "Album bianco" ho cominciato a leggere "L'ascolto tabù".
A pagina 184/185 trovo[2] (e trascrivo):
Stefano Giaccone è uno di quelli che mi piacciono di più. Un mio autorevole collega, quando gliene avevo parlato, mi aveva risposto ironicamente (ma non troppo): "Se non l'ho mai sentito nominare io, chi vuoi che l'abbia sentito nominare?"
Così ho fatto sentire ai giovani del centro sociale "Punto di Fine", di Stefano Giaccone, convinto di illustrare nel modo migliore possibile la capacità del Festival di Mantova di scoprire talenti. Il fatto è che tutti, lì, conoscevano benissimo Stefano Giaccone, e quando ho detto che aveva fatto parte del gruppo dei Franti, come Lalli (altra invitata a Mantova) ho visto tante teste fare cenno di sì: ma certo, Franti, come no? Il mio autorevole collega non conosceva nè Lalli (il cui album, prima dell'estate, è stato recensito entusiasticamente) nè i Franti.
Succede quindi, e ci vuole poco a immaginarlo, che la popolarità si ramifichi in contesti e pubblici diversi, e che un criterio unico sia difficile da formulare.
Tanto più in tempi come questi, in cui le vendite di dischi sono ridotte al minimo, anche per gli artisti apparentemente più famosi, cosicchè può facilmente accadere che album semiclandestini di piccole etichette abbiano una circolazione superiore a certi album pubblicizzati dalle majors.
Franco Fabbri che parla di Stefano Giaccone, Lalli e Franti: cosa si può trovare di meglio in poco più di una pagina di un libro?
Note e links:
[1] "Cose intelligenti per paragrafo": un indice di cipp di 0,5 vuol dire una cosa intelligente ogni due paragrafi, ed è già notevolmente alto.
Lo scrittore/giornalista/blogger medio, me compreso ovviamente, viaggia intorno allo 0,01 (una cosa intelligente ogni 100 paragrafi), quando non riesce magicamente a raggiungere indici negativi, la cui interpretazione rifugge all'umana logica.
[2] E' un articolo che parla della prima edizione del Mantova Musica Festival (2004) e della presentazione fatta durante una conferenza tenuta in un non meglio specificato Centro Sociale.
[3] Di Stefano Giaccone e dell'universo che fa capo ai Franti ho già scritto diverse volte su Place to Be.
La maggior parte delle loro cose le potete trovare su stella*nera, ne ha già accennato Enrico nei post su Marco Pandin.
Dopo aver finito "Album bianco" ho cominciato a leggere "L'ascolto tabù".
A pagina 184/185 trovo[2] (e trascrivo):
Stefano Giaccone è uno di quelli che mi piacciono di più. Un mio autorevole collega, quando gliene avevo parlato, mi aveva risposto ironicamente (ma non troppo): "Se non l'ho mai sentito nominare io, chi vuoi che l'abbia sentito nominare?"
Così ho fatto sentire ai giovani del centro sociale "Punto di Fine", di Stefano Giaccone, convinto di illustrare nel modo migliore possibile la capacità del Festival di Mantova di scoprire talenti. Il fatto è che tutti, lì, conoscevano benissimo Stefano Giaccone, e quando ho detto che aveva fatto parte del gruppo dei Franti, come Lalli (altra invitata a Mantova) ho visto tante teste fare cenno di sì: ma certo, Franti, come no? Il mio autorevole collega non conosceva nè Lalli (il cui album, prima dell'estate, è stato recensito entusiasticamente) nè i Franti.
Succede quindi, e ci vuole poco a immaginarlo, che la popolarità si ramifichi in contesti e pubblici diversi, e che un criterio unico sia difficile da formulare.
Tanto più in tempi come questi, in cui le vendite di dischi sono ridotte al minimo, anche per gli artisti apparentemente più famosi, cosicchè può facilmente accadere che album semiclandestini di piccole etichette abbiano una circolazione superiore a certi album pubblicizzati dalle majors.
Franco Fabbri che parla di Stefano Giaccone, Lalli e Franti: cosa si può trovare di meglio in poco più di una pagina di un libro?
Note e links:
[1] "Cose intelligenti per paragrafo": un indice di cipp di 0,5 vuol dire una cosa intelligente ogni due paragrafi, ed è già notevolmente alto.
Lo scrittore/giornalista/blogger medio, me compreso ovviamente, viaggia intorno allo 0,01 (una cosa intelligente ogni 100 paragrafi), quando non riesce magicamente a raggiungere indici negativi, la cui interpretazione rifugge all'umana logica.
[2] E' un articolo che parla della prima edizione del Mantova Musica Festival (2004) e della presentazione fatta durante una conferenza tenuta in un non meglio specificato Centro Sociale.
[3] Di Stefano Giaccone e dell'universo che fa capo ai Franti ho già scritto diverse volte su Place to Be.
La maggior parte delle loro cose le potete trovare su stella*nera, ne ha già accennato Enrico nei post su Marco Pandin.
Franco Fabbri - Around the clock: una breve storia della popular music
Letto qualche settimana fa, "Around the clock - una breve storia della popular music" di Franco Fabbri è un bellissimo libro.
Bellissimo perchè contiene un gran numero di spunti interessanti, limitandoci a quelli più evidenti:
1 - La definizione di "popular music" come contenitore per tutta la musica non "accademica" e non "tradizionale".
2 - Il rifiuto di applicare giudizi di merito/valore all'interno delle definizoni delle categorie musicali.
3 - Le musiche che fanno parte della "popular music": Tin Pan Alley, tango, napoletana, fado, flamenco, rebetico, blues, jazz, chanson e mille altre, e lo strano prevalere "reputazionale" del jazz, dal punto di vista tecnico ed originativo per nulla diverso o "migliore" delle altre musiche.
4 - La parte tecnica: strofa, ritornello e bridge sono stati formalizzati già dai compositori di Tin Pan Alley!
5 - La parte "industriale", con la crisi della vendita dei dischi conseguente all'invenzione della radio, altro che il web!
6 - La parte che racconta il rapporto tra radio e pagamento dei diritti discografici in USA, il conseguente "sciopero" delle radio verso la musica di Tin Pan Alley e il rivolgersi alle musiche "altre" (non facenti parte dell'associazione che si occupava dei diritti all'epoca) che ha portato alla "morte" di Tin Pan Alley e allo sviluppo di un mercato di musiche nuove.
7 - La nozione di "musica per altoparlanti" che accompagna tutta l'industria discografica (dai grammofoni alla radio, dai walkman agli iPod, dai mangiadischi agli Hi-Fi esoterici)
8 - La visione della musica come evoluzione: evoluzione della musica stessa, dei generi, dei modi di ascoltarla e di riprodurla, dei modi di commercializzarla, dei modi di fruirne. Senza demonizzare nè idolatrare il "nuovo", ma cercando di capirlo e di inquadrarlo in una storia che ha ormai più di cento anni.
Bellissimo anche perchè Franco Fabbri è uno che conosce davvero quello di cui scrive: già componente degli Stormy Six e mille altre cose che potete trovare elencate sul suo sito.
Musicista e musicologo, lo leggo da quando scriveva su "Fare Musica", una rivista che parlava di strumenti musicali dando però grande importanza anche alla musica.
Ricordo un articolo sull'uso creativo del delay che mi è utile ancora adesso, più di venti anni dopo, e il pezzo sul "taglio" di Strawberry Fields che mi aveva (musicalmente) sconvolto, facendomi rendere contemporaneamente conto di quello che era possibile fare registrando la musica, e di quanto fossero stati "avanti", in tutti i sensi, i Beatles.
Tanti spunti, quindi: cercando di evitare il plagio o il semplice riassunto del libro, vorrei partire da questi per cercare di approfondire quegli argomenti che a me sembrano più interessanti; promessa o minaccia che sia, proverò a farlo con i prossimi post.
Bellissimo perchè contiene un gran numero di spunti interessanti, limitandoci a quelli più evidenti:
1 - La definizione di "popular music" come contenitore per tutta la musica non "accademica" e non "tradizionale".
2 - Il rifiuto di applicare giudizi di merito/valore all'interno delle definizoni delle categorie musicali.
3 - Le musiche che fanno parte della "popular music": Tin Pan Alley, tango, napoletana, fado, flamenco, rebetico, blues, jazz, chanson e mille altre, e lo strano prevalere "reputazionale" del jazz, dal punto di vista tecnico ed originativo per nulla diverso o "migliore" delle altre musiche.
4 - La parte tecnica: strofa, ritornello e bridge sono stati formalizzati già dai compositori di Tin Pan Alley!
5 - La parte "industriale", con la crisi della vendita dei dischi conseguente all'invenzione della radio, altro che il web!
6 - La parte che racconta il rapporto tra radio e pagamento dei diritti discografici in USA, il conseguente "sciopero" delle radio verso la musica di Tin Pan Alley e il rivolgersi alle musiche "altre" (non facenti parte dell'associazione che si occupava dei diritti all'epoca) che ha portato alla "morte" di Tin Pan Alley e allo sviluppo di un mercato di musiche nuove.
7 - La nozione di "musica per altoparlanti" che accompagna tutta l'industria discografica (dai grammofoni alla radio, dai walkman agli iPod, dai mangiadischi agli Hi-Fi esoterici)
8 - La visione della musica come evoluzione: evoluzione della musica stessa, dei generi, dei modi di ascoltarla e di riprodurla, dei modi di commercializzarla, dei modi di fruirne. Senza demonizzare nè idolatrare il "nuovo", ma cercando di capirlo e di inquadrarlo in una storia che ha ormai più di cento anni.
Bellissimo anche perchè Franco Fabbri è uno che conosce davvero quello di cui scrive: già componente degli Stormy Six e mille altre cose che potete trovare elencate sul suo sito.
Musicista e musicologo, lo leggo da quando scriveva su "Fare Musica", una rivista che parlava di strumenti musicali dando però grande importanza anche alla musica.
Ricordo un articolo sull'uso creativo del delay che mi è utile ancora adesso, più di venti anni dopo, e il pezzo sul "taglio" di Strawberry Fields che mi aveva (musicalmente) sconvolto, facendomi rendere contemporaneamente conto di quello che era possibile fare registrando la musica, e di quanto fossero stati "avanti", in tutti i sensi, i Beatles.
Tanti spunti, quindi: cercando di evitare il plagio o il semplice riassunto del libro, vorrei partire da questi per cercare di approfondire quegli argomenti che a me sembrano più interessanti; promessa o minaccia che sia, proverò a farlo con i prossimi post.