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Wicked Lester - Love her all I can
Questo asciutto rock and roll dei primissimi anni '70 apparve qualche anno dopo reworkato all'interno di uno dei migliori e più sobri (se così si può dire, ma sì che si può dire) album dei KISS, sto parlando di quel "Dressed to kill" che li lanciò in orbita nel 1975 con Rock and roll all nite e C'mon and love me.
LOVE HER ALL I CAN fa "leggere" quali sono gli evidenti riferimenti iniziali del duo Stanley/Simmons (i due Kiss che guidavano i Wicked Lester) in particolare si intravedono, ma che dico si intravedono si vedono benissimo 1) Who e 2) Kinks.
WICKED LESTER fu la band primigenia da cui, con il successivo inserimento di Ace Frehley e Peter Criss e con un immenso lavoro di grafic art e di make up, il grande manager Bill Aucoin (scomparso non da molto) mise in piedi il prodotto Kiss e tutta la sua iconografia (sempre con il supporto non indifferente dei ragazzi).
Io penso a quei tempi pioneristici con grande tenerezza, quando uscivano questi pezzi dei Wicked Lester Gene e Paul erano dei ragazzini squattrinati che facevano la gavetta nei localacci di new york ma con le idee chiare e l'hard rock solo un abbozzo nelle loro teste visto che il genere manco esisteva.
In realtà i due s'ispiravano sì alle tradizioni rockandroll ammericane ma con lo sguardo sempre attento alla perfida albione.
Poi vennero anche Zeppelin e Sabbath e la storia cambiò.
Ma i primissimi vagiti dei Kiss erano tutti come li sentite qua.
Serena notte.
Perle dal passato: The Dragons - Food For My Soul (1970)
Metto nel virgolettato il commento originale che ho trovato su Youtube, che informa benissimo sulla genesi di questa edizione "postuma" di una registrazione del 1970 dei Dragons, gruppo abbastanza "mitologico" e mai esistito agli occhi del pubblico ma solo per breve periodo in sala di incisione. Ad ogni modo è tutto scritto dettagliatamente dal titolare del canale di youtube, un certo artmaniac53 che ogni tanto visito alla ricerca di perle dimenticate dal passato, e non voglio ripetere più di tanto ciò che egli racconta benissimo. Aggiungo di mio solo che vale la pena ascoltare e, forse, rimpiangere un pò che non ci abbiano dato dentro con più convinzione e non si siano smontati alle prime difficoltà. Le potenzialità mi pare le avessero tutte.
'There's a story below and the moral of this story is: keep your master tapes. Whatever you do, keep your master tapes. It's the late sixties. Three brothers, Doug, Daryl and Dennis Dragon are living in Malibu, surfing and gigging around the Los Angeles area and having their minds blown by the music of The Beatles, Hendrix and The Doors. The multi-instrumentalist sons of a symphony conductor and an opera singer, the Dragon brothers decide it's time to create their own psychedelic soul/rock masterpiece. A high school friend of Dennis, Donn Landee, is working as a recording engineer at Sunwest Recording Studios in Hollywood and they begin to go there to put tracks down in 'off time' often working from 3am, when they finish their regular gigs, until morning. They call the sessions 'Blue Forces Intelligence', find themselves layering their instruments in new ways, adding deep, bassy vocal lines and then ramming them up against falsetto harmonies, adding organs and space age sound effects, recording spirituals and pop and crazy rock opera. The effect is increasingly spacey and weird, but also funky - a missing link between new directions others are exploring in jazz and soul as well as rock music. Unfortunately, the suits at the West Coast offices of the major labels aren't ready, complaining that they don't hear a hit. After shopping the record, now called just 'BFI', for a few months, the boys become disillusioned and focus instead on their session work. They all end up working in the Beach Boys' backing band. Doug moves to Hawaii, tours Australia. Dennis becomes a successful record producer. Daryl hooks up with Toni Tennille and experiences international chart success as The Captain. The Dragons' 'BFI' is forgotten. Jump on 37 years. Strictly Kev/DJ Food, influential mixologist and designer for Ninja Tune and obsessive record collector picks up a new batch of vinyl from a record dealer he knows. In amongst them is a 500-run private pressing of the soundtrack to a surf movie called A Sea For Yourself. On it is a track called Food For My Soul by a band called the Dragons. Kev being a fan of all possible food-based puns and currently putting together the mix for his new Solid Steel mix cd for Ninja, drops the needle on the groove. What he finds amazes him a true psychedelic original from a band he's never heard of. Using his extensive contacts in the world of vinyl mania, he manages to track Dennis Dragon down. He emails him, asks him if he can include Food For My Soul on the mix. Sure, says Dennis. There's a whole album of the stuff if he's interested. Dennis checks. Donn still has the master tapes. He converts them to mp3 and emails them to Kev. Kev is blown away. He forwards them to Ninja Tune. Ninja Tune think it's a scam. But then they listen. And they listen again. And then, after nearly forty years sitting on a recording engineer's shelf, Ninja Tune decide to release 'BFI'. Beautifully played and produced, full of crazy invention and a loveably naive lack of self-consciousness, 'BFI' is a miniature masterpiece, a lost classic of psych-whimsy, West Coast sexiness and serious musical chops. Surely we're ready by now..?''
La ballata del pendolare
C'è stato un tempo in cui facevo il pendolare settimanale. Non mi ero ancora staccato del tutto da Firenze e andavo e venivo da Milano tutti i fine settimana come un mezzo coglione. Adesso che sono un coglione intero e vivo all'ombra della madunina e ho un figlio che parla lumbard, mi piace ricordare quei tempi arditi con una "ballad" scritta.....
LA BALLATA DEL PENDOLARE
“Chi cazzo me l’avrà fatto fare di venire a lavorare a Milano per due lire in più……” pensavo mentre il treno espresso Milano-Pantelleria (eh oh, pagalo te tutte le settimane l'eurostar) partiva sbuffando dal binario 13 (e te pareva…) della megastazionecentralegalattica di Milàn.
Già sapevo cosa mi attendeva di lì a poco.
(E fu a Piacenza che scoppiò la prima bomba.... Bomba non Bomba-Antonello Venditti)
A Piacenza il primo assalto alla diligenza.
Preceduta dal clangore e dalle urla sguaiate e disperate modello esercito raffazzonato di William Wallace, un’orda di diseredati variopinti e senza tetto (e, soprattutto, senza biglietto) invade rumorosamente ogni interstizio libero della carrozza.
“Cumpà! Tiemme u’poshto….” “Giuvà! ‘ndoshtei?” “Ahhhhh….mò ce schiacciamme ‘nu pisolo” “Kwanda ruanda zuluka” “Zvezda ciurmia debresniev”……sono frasi che si sovrappongono sempre ad ogni salita, ogni venerdì sera, ogni ritorno.
(Siamo meridionaaaaaali....... Mimmo Cavallo)
Non ce l'ho con i meridionali per l'amordiddio solo che questo treno è LORO.
Negli occhi di tutti la voglia di casa e l’ansia della ripartenza del giorno dopo, uguale uguale ai permessini 36h dei militari. Ripartire per ricominciare una nuova settimana di lavoro in nero, dormendo in dodici in una baracca da sei.
Nelle voci e negli aliti la ruggine delle nebbie maldigerite e l’eco di spezie lontane.
Nelle tasche il vuoto, però con l’ultimo modello di telefonino.
Nei loro modi l’irruenza, la spasmodicità, l’impeto di chi sa che sta friggendo in padella ma non vuole restare fermo e cerca, saltellando a più non posso, di scottarsi un pò di meno.
A volte penso, tra resti di panini con la frittata e riviste da barbiere, che ho un culo enorme solo per il fatto di essere nato “altrove”.
A Parma, Rezzo, Modna, Bulagna gli altri assalti alla diligenza.
(è un mondo difficile.....Tonino Carotone)
Bologna è sempre la più dura. Bologna la dotta, Bologna la rossa. Ma anche Bologna dove il treno non entra in stazione ma passa, si ferma un attimo, e riparte alla voleè.
Una volta non entrava neanche uno spillo. Si sono appesi ai predellini di fuori. Dopo dieci minuti di treno immobilizzato è intervenuta (caricaaaa!) la polizia. Che ha disperso i manifestanti a manganellate con disprezzo del pericolo venghino siori e siori.
(police on my back .....i Clash)
Un’altra volta sono usciti i coltelli per un posto a sedere. Per un posto a sedere, cazzo.
(i will survive ....Gloria Gaynor)
“Ferrovie di merda. Ma lo sapete che il venerdì sera rientra verso Sud un milione di persone, cosa vi costa mettere qualche treno speciale in più? Lo fate per i tifosi che sfasciano tutto, non lo fate per chi davvero ha bisogno?” continuavo a pensare insieme a loro, schierato, ad ogni salita, ogni venerdì sera, ogni ritorno.
(Driving that train high on cocaine.........Casey Jones dei Grateful Dead)
Dopo Bologna non sale più (quasi) nessuno. E' il rientro vero e proprio.
Si dorme. Si dorme seduti gli uni sugli altri, sdraiati nei corridoi, appesi agli appoggiavaligie, in piedi come i cavalli. Col caldo col freddo col cazzo che si dorme.
Una volta un tizio mi ha confessato che anche a casa, talvolta, gli capita di addormentarsi in piedi davanti alla tv. Non che i programmi stimolino la veglia, ma tant’è. Sai com'è, l'abitudine.
(close your eyes and you will see......Sound Asleep dei Blondie)
Verso mezzanotte il treno entra silenzioso a FirenzeSantaMariaNovella
(e qua ci starebbe bene Pupo ma non ce la faccio dai non ce la faccio)
Con il suo carico di umanità a buon mercato, nenie alla ninodangelomariomerola (non menzionate gigidalessio che vi accoltellano per davvero), illusioni, rabbia e rancore, pessimismo e fastidio, puzza di piedi mista cipolle fritte che potrebbe essere brevettata.
Per scendere ingaggio quasi sempre un penoso incontro di sumo.
Ma ho almeno 15 minuti per vincerlo.
Spesso aiuto qualche ragazza e qualche anziano nella colluttazione con chi rimane sopra. Poi scendo assonnato, stanco, con la voglia del mio letto e della mia famiglia. Con tutti i link della mia vita extramilàn che, mentre percorro il lungobinario
(binarioooo....triste e solitario Claudio Villa)
mi trillano invadenti “allora icchesifà stasera, milanese?”, “oh grullo, icchettuvvòfa? La festa della Deborah con l'acca?”, “Stefano sei arrivato? Hai mangiato? La maglia di lana ce l’hai?” , “Stefano ciao, domani dobbiamo andare ai saldi, al mobilificio e poi a comprare qualcosa per le zie” “oh bellino! Lo sai quant’è che un tu' mi telefoni? Ma per chi m’hai presa, per la troia di turno?”, “oh razzo, stasera c’ho du'manze che un ci si ripiglia più!” .......
E io che penso che stasera, davvero, neanche se ci fosse la zetagions in persona.
(i'm on my wayyyyyy i'm on my waaaay home sweet hooooome dei Motley Crue).
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Storie
Scoprire il mondo con i Rubettes
Davide ha già dodici anni, compiuti ieri, il 4 di Agosto. Abbiamo mangiato la torta gelato sulla spiaggia per
festeggiare il suo compleanno.
Io li compirò tra qualche mese dodici anni, tra Natale e Capodanno, ma ne dimostro ancora non più di dieci e non mi importa molto di sembrare più grande.
Davide è il mio migliore amico e passiamo le vacanze insieme da almeno tre anni. Nel frastuono del baretto dove giochiamo rumorosamente a calcino (calcio balilla) come se fosse in palio la Coppa dei Campioni il juke-box (esisteva, io l'ho visto) rimbomba a volume altissimo:
Aaaaaaaahhhh........aiaiaiaiaiaà........aiaiaiaiaià
uauauaà........uacciueri...............uacciueri ueriuà
.....cciueri........attacco prodigioso (campane comprese) che introduce Sugar Baby Love dei (delle? degli?) Rubettes, il più grande successo dell'estate che io e Davide stiamo trascorrendo beati e spensierati dietro i nostri dodici (quasi dodici) anni.
Non sappiamo neanche di chi è, che cosa sia il Glam Rock, che cosa sia la versione pataccara del Glam Rock, ma in fondo checcefrega.
Abbiamo dodici anni (quasi dodici) e giochiamo a pallone di giorno, a calcino la sera. Questo ci basta.
Mentre sto rimontando il pesante passivo ricorrendo al vietatissimo movimento di frullino, Davide si distrae.
Goooool! Faccio io.
E lui resta un po lì in surplace, basito e svanito.
(aaaaaa.....aiaiaiaiaia........)
Curiosamente seguo il suo sguardo per capire dove si stia posando: ohibò una ragazzina biondina con un vestitino azzurro lucido, scarpette ballerina argentate, trucco e rossettino rosa tipo barbie.
Che lo riguarda.
(uacci ueri ueri)
Davide, 'zzo fai? Gioca!
Aspetta un attimo, fa lui lasciando andare le manopole al loro destino rotante.
Ovviamente (ueri ueri uà) non finimmo mai quella partita.
Lui e lei si avvicinarono e si misero a parlare (di che?). C'era nei loro occhi una luce misteriosa che non
avevo mai visto prima.
(sugar baby love...sugar baby love....)
L'autunno successivo a scuola finalmente capii qualcosa di più dello strano evento, quando anch'io mi sentii per la prima volta rincoglionito dietro due grandi occhi blu. E presi quattro all'interrogazione. Senza i Rubettes e senza canzonette.
I primi dolori originati dalle donne: una partita di calcino mai finita, la gelosia per la disattenzione del mio migliore amico, un brutto voto sul registro.
Ancora adesso che sono "leggermente" più grande, quando entro in un posto e vedo qualche ragazzino che gioca a calcino, i Rubettes mi ritornano nelle orecchie come i peperoni nello stomaco, con tutta la loro banalissima sconcertante e tremenda verità:
"Pipol teik mai advais:
if iu lov sambadi dont fink tuais. Lov iu bebi lov, sciugar bebi lov, lov' er eniuai, lov' er evridai".