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Kraftwerk - Autobahn (1974)

Ora, credo che diversi milioni di persone abbiano sentito il refrain principale di Autobahn, che aprì ai Kraftwerk le porte della popolarità persino oltre oceano. Vuoi frutto della novità che gli ancor giovani sintetizzatori portavano alla musica, vuoi risultato di un azzeccato ed accessibile motivo melodico, vuoi metafora della modernizzazione che gli anni '70 portavano in dote, forse la somma di tutti e tre. Fattosta che la stagione gloriosissima della musica tedesca di quegli anni si meritava un po' di visibilità, vista l'azione innovativa che diversi agitatori stavano diffondendo in rapida successione. Mentre Can, Neu!, Faust, Tangerine Dream, Popol Vuh ed altri rivoluzionavano e creavano avanguardie di diverse fatture, i Kraftwerk cercavano una loro identità, non senza fatica.
Una volta tanto sfato il mio mito personale che generalmente smonta i prodotti più commerciali nella fase di un artista. I dischi precedenti ad Autobahn non erano malvagi, ma risentivano di indecisione e scarsa omogeneità. La title-track, lunga quasi 23 minuti, giunse pertanto come un ancora di salvataggio, specialmente in senso artistico. Una progressione irresistibile di tastiere elettroniche, beat digitale e voci disincantate (non proprio eccelse ma perfette nel contesto) occupa i primi 4 minuti. Seguono poi in successione le diverse fasi della suite: una "naturistica" con chitarrine, violoncello, flautino, un'involuzione meccanica tetra e minacciosa, una mistica corale, una solenne con il celebre motorik sotto (non bisogna dimenticare che qualche anno prima i Neu! avevano fatto parte della formazione!), tutte contrassegnate dal comune denominatore del ritornello che fa capolino, sornione e smaliziato.
L'altra facciata del vinile vive di fasi alterne. Kometenmelodie 1 è una scura divagazione senza meta, mentre la 2 torna alla luminosità di Autobahn con un insistente incastro di tastierine. Mitternacht è la loro ambientazione cavernosa, fatta di scansioni percussive glaciali, tetri organi a canne e geyser intermittenti.
Un cinguettio elettronico (!) segna l'inizio dell'altro vertice del disco, la pastorale ed umanissima Morgenspaziergang. Si esce dalla centrale elettrica, si spengono le luci perchè è l'alba. Prima un flautino, poi un arpa, infine chitarrine e piano intonano un giro rilassante e contemplativo, fino al fading out che lascia sazi e contenti di questo disco multi-atmosferico.
Da allora Hutter & Schneider replicheranno più volte quel successo con altri hits del genere, ma i loro standard si abbasseranno progressivamente. Per cui, ritengo che Autobahn sia il loro miglior disco in quanto media equilibratissima fra scarse velleità avanguardistico/sperimentali e ottime potenzialità compositive / pop.