Visualizzazione post con etichetta Tom Petty. Mostra tutti i post
Accidenti le torpedini!

Qualche mese prima a casa mia c'era invece finito il padellone di Darkness on the edge of Town di Bruce Springsteen, prestito di un amico. Be', a parte un pezzo, Prove it all Night, non mi piacque per niente. Insomma, un ragazzo di 17 anni che voglia aveva di sentire una voce rantolante sofferente disperante cantare di fabbriche, di vita dura da sopportare e che diavolo ancora. Molto, molto meglio sentirsi raccontare di "ehi ecco la mia ragazza che sta arrivando", che è quello che mi stava a cuore. O meglio ancora, qualcuno che mi diceva, be', anche gli sfigati sono fortunati. A volte. Oggi, che sono sull'rolo della vecchiaia, posso oviamente dialogare con Darkness, un disco che va bene per questa età. Ma anche a questa età, si può avere un cuore che batte tumultuoso com euna punk song.
Tom Petty infatti tutto questo lo faceva in canzoni di tre/massimo quattro minuti, sputate fuori con l'urgenza e la velocità dei dischi punk che allora mi piacevano tanto. Mica pezzi che duravano un'eternità che non si capiva quando cominciavano e quando finivano. Allo stesso tempo questi non erano punk perché avevano tutta la classicità rock che a me piaceva: suonavano come un incrocio tra Bob Dylan, i Kinks, gli Stones e i Byrds. Non potevo chiedere altro alla vita, se non che arrivasse la ma ragazza...
Tom Petty and the Heartbreakers sembrava fossero venuti fuori da qualche apertura spazio/tempo e che allo stesso modo come erano venuti ci sarebbero spariti. Infatti mentre con gli anni a seguire il successo di Springsteen diventava sempre più poderoso, in Italia di Tom Petty si sentiva parlare sempre meno. E noi dicevamo: pensa questo, una volta era quasi più famoso di Springsteen e adesso non se ne frega più nessuno.
Ma la freschezza, l'esultanza, la violenza di Refugee, di Shadow of a Doubt, di Don't do me like that sono ancora intatte, trent'anni dopo. E adesso che ascolto la versione deluxe - che una volta tanto nel secondo dischetto non ha dei pezzi inutili e superflui, ma un autentico disco valido quasi quanto il primo - mi guardo attorno e sì, eccola la mia ragazzina dei 17 anni che mi sta venendo incontro ancora una volta. Dischi come Damn the Torpedoes non perdono un grammo del loro valore. E gli sfigati, a volte, possono anche diventare fortunati. Specie se li bagna quella Lousiana Rain che chiudeva gloriosamente l'album.
Curiosamente, anche questo disco come Darkness di Springsteen arrivava dopo una lunga battaglia per l'indipendenza dallo strapotere della discografia. E dentro alla produzione c'era Jimmy Iovine che aveva lavorato anche con Bruce. Ma trent'anni dopo io so ancora da che parte stare, da quella della miglior rock'n'roll band d'America degli ultimi trent'anni appunto: gli Spezzacuori del biondo Tom Petty.