"Oh my God, am I here all alone?"
(Ballad of a Thin Man, Bob Dylan)
In principio era due cassettine, di un amico. Cassette originali. Una era Nashville Skyline, l'altra The Freewheelin' Bob Dylan. Dopo il mio primo acquisto dylaniano in tempo reale, Desire, 1976, che modo più sconclusionato per cominciare ad affondare dentro all'oceano dylaniano. Suonate su mangianastro, ha! Stereo e mono era due parole sconosciute, allora. Ascoltare quei due dischi in conteporanea, poi, era come se fossero stati due cantanti diversi, non la stessa persona. Poi venne Bob Dylan's Greatest Hits 2, un vinile, e manco quello con i pezzi più famosi. Però c'era quella che suona per me come la più grande canzone di Bob Dylan, (Sooner or Later) One of Us Must Know. Una cascata argentea di note di pianoforte e organo hammond. La batteria che rullava sul rullante. La voce che suonava come quella di un morto dall'oltretomba. Paura. Una volta un'amica mentre la ascoltavamo insieme mi chiese, perché l'hai messa? Sta dicendo un sacco di cose cattive, Bob Dylan. E' vero, nessuno canta la realtà meglio di Bob Dylan. La dovetti togliere.
"Lp's were like a force of gravity. They had covers, back and forth, that you could stare at it for hours"
(Bob Dylan, Chronicles)
Poi ci furono i colori. Ogni disco, ogni canzone, per me suona con un colore diverso tutt'oggi, ma allora di più. Sì, centra un po' l'effetto inconscio dei colori della foto in copertina, che lascia un sottofondo. Ma per me The Freeewheelin' ha sempre suonato di verde scuro massiccio, come le foreste del nord America, con qualche striscia di marrone autunnale. Highway 61 Revisited invece è bianco bianco, che a tratti diventa un grigio sporco, come lo scarico di una automobile nel traffico. Blonde on Blonde è giallo bronzeo, un giallo che scintilla ma non è accecante. A tratti lo è, ma tende a sfumare in giallo caldo e avvolgente. Musica e colore vanno allo stesso passo.
"This stereo recording can also be played in mono"
(Dall'interno copertina della mia copia olandese di Blonde on Blonde)
Dei principali dischi di Bob Dylan ho diverse versioni, di Highway 61 Revisted ho anche una copia americana degli anni 60, ma è stereo. Per anni ho sentito espertoni discutere del fatto che Blonde on Blonde dovrebbe essere ascoltato in versione mono, quella giapponese peraltro, per averne la qualità sonora perfetta. Io ho una copia "gold", quando negli anni 90 alcuni dischi furono rimasterizzati con un "nuovo" (e come tutti quelli prima e quelli dopo) sistema poi subito accantonato. Suona divinamente per me, quella versione di Bionda su Bionda. Nelle ultime decadi i dischi di Bob Dylan sono stati ristampati diverse volte, disordinatamente, la maggior parte con masterizzazioni da galera. Non solo non sono stati usati i master originali, ma a volte a diverse canzoni per "comprimerle" su cd sono stati tagliati anche i secondi finali. Ne hanno provate di tutte, da - come si chiamava - il SACD a finte masterizzazioni mono ricreate oggigiorno. Delirio.
Non sono un esperto di hi-fi e una bella canzone mi colpisce anche attraverso le cuffiette dell'orrido iPod, così come mi colpiva dalla radio degli anni 30 con cui mia madre ascoltava Radio Londra durante la guerra, e io le radio pirata italiane negli anni 70. Aveva anche un piatto per il giradischi, quella radio, che sono certo non fosse stereo, e io ci ascoltavo i dischi, vorrei sapere oggi che effetto era ascoltare un disco stereo degli anni 70 su una radio mono degli anni 30. Forse è stato allora che ho cominciato a drogarmi senza aver bisogno di droga.
"The first time that I heard Bob Dylan I was in the car with my mother, and we were listening to, I think, maybe WMCA, and on came that snare shot that sounded like somebody kicked open the door to your mind, from 'Like a Rolling Stone.'"
(Bruce Springsteen)
In realtà ho sempre adorato quelle registrazioni stereo degli anni 60, quelle dove si sente la batteria in un canale e voce e chitarre tastiere o quant'altro nell'altro. E' un suono unico, un marchio di epoca, e la batteria che viaggia da sola mi fa godere. Non è il massimo, anzi è 'na merdaccia, questo tipo di stereo, per i dischi solo voce e chitara, come Freewheelin' e gli altri acustici di Dylan, perché non capisci chi sta suonando la chitarra e se il cantante è uno che la chitarra proprio non la suona. Perché la chitarra è in una cassa e la voce nell'altra. L'armonica nel caso di Dylan poi sta in mezzo. Ma quanti sono in realtà su disco, tre? I Dylan Brothers? Phil Spector, che riusciva a portare in studio per una sola canzone circa 150 musicisti, ha sempre sostenuto la filosofia del suono mono a tutti i costi. Cioè la comoatezza sonica, tutit gli strumenti che si esprimessero come una sola voce. Un motivo ci sarà.
L'altra sera sono tornato a casa con il cofanetto The Original Mono Recordings di Bob Dylan, quello che contiene i suoi primi otto album in versione mono. Un viaggio di poco più di cinque anni, dal marzo 1962 al dicembre 1967, da quando uscì Bob Dylan a John Wesley Harding. Un viaggio che è un frullato di storia e di emozioni impagabile. Pazzesco pensare che l'autore di questi dischi diversissimi sia sempre la stessa persona. Ovviamente il primo pezzo che ho messo su è stata Like a Rolling Stone. Che adoro da sempre, che non ho dubbi a ritenere la più grande canzone rock di tutti i tempi, ma che finalmente ascoltandola in questa versione mono (comunque con lavoro di fine rimasterizzazione) mi ha fatto capire le parole di Bruce Springsteen. Non avevo mai percepito che Like a Rolling Stone fosse una tale canzone violenta, brutale. E' un calcio in culo e nei denti, altro che aprire una porta con un calcio. Se Pulp Fiction fosse uscito negli anni 60 questa era la canzone ideale. Posso solo immaginare cosa abbiano provato milioni di americani, nel 1965, quando la ascoltarono per la prima volta. La spettacolarità di questo cofanetto è proprio questa, ti riporta indietro in una epoca storica precisa e ti fa sentire come se fossi lì, come se fossi uno di quelli, che allora ascoltavano queste canzoni. L'effetto mono pone ogni strumento sullo stesso piano, ne fa una polpetta sonica rude e gonfia, con la voce che emerge dal cataclisma sonoro. Come ascoltare una radio AM ferma per sempre agli anni 60 da una rovinata Buick (6, ovviamente) ferma all'angolo tra Positively Fourth Street e MacDougal Street. Come essere in studio con Bob Dylan e ascoltare pe rla prima volta come diavolo era fvenuto fuori Highway 61 revisited. Mica bruscolini. I dischi acustici ovviamente suonano da paura, sono la perfezione sonica assoluta. Ma It's Alright Ma (I'm Only Bleeding), la seconda più grande canzone di tutti i tempi, adesso ha anch'essa una violenza sonica impressionante. La devi ascoltare tutta d'un fiato e hai paura ad arrivare alla fine. Ci credo che Bob Dylan ha cambiato la coscienza collettiva d'America. Ci credo che quei due pazzi fondarono le Black Panthers ascoltando Ballad of a Thin Man in ripetizione per ore.
Siamo nel 2010, ascolto Bob Dylan da 34 anni e stasera mi sento come se non lo avessi mai ascoltato prima. The Freewheelin' Bob Dylan è la giovane America in cerca di sé stessa; Another Side of Bob Dylan sono i Beatles senza i Beatles; Highway 61 è la rabbia giovane; Blonde on Blonde è un cataclisma di droga, perdizione sonica e un sacco di belle ragazze. John Wesley Harding è il Grande Libro delle Verità. Non è una bella cosa? Non lo so, quello che mi domando è se Youtube sia stereo, mono o che altro.
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It's Alright Ma (it's mono and mono only)
Scritto da Paolo Vites alle 22:25 // 4 commenti
Sorprendente l'effetto che mi ha fatto Bob Dylan, personalmente lo ascolto da un po' meno di te, però mi va di scrivere, dopo aver letto il tuo post, su come sono arrivato a Bob Dylan. E' un racconto personale ma mi va così!
Una sera a casa di Antonio, dopo che mi faceva una testa "così" su Dylan, fa girare in vinile Blonde on Blonde.
Beh, rimasi secco e io che pensavo al Dylan folk - che poi avrei apprezzato più avanti- ma cos'è questo suono e questo modo di esprimersi?!?
Insomma da allora sono Dylaniato ... ;-)
Nel 1993, appena patentato, guidavo una Fiat 850 del'67 di mia madre.
Aveva ben poco oltre al sedile, alle ruote e al motore ma il problema vero era la mancanza della radio.
Misi così a bordo un vecchio mangianastri(si può dire?)mono a batterie che, sempre mia madre, usava per studiare inglese e mi preparai delle cassettine miste dette anche "mistiche" da ascoltare. Ricordo che i pezzi che meglio di altri riuscivano a filtrare oltre il muro sonoro del vecchio motore, anche con i finestrini abbassati, erano: Satisfaction, Vodoo Chile, Like A Rolling Stone e Smells Like Teen Spirit. Adoravo quel suono impastato e rabbioso e ne ero molto orgoglioso anche se i miei coetanei mi prendevano in giro e gli sbirri mi fermavano spesso per cercare della droga che non trovavano mai. Oggi mia madre non c'è più ma ho ancora la sua 850 con il mangianastri dal suono tosto...prima o poi vado a farci un giro.
Hey, se passi dalle mie parti fammi un fischio che mi piacerebbe salire!
Bel ricordo, noi avevamo la 600 del nostro amico di un anno più grande che aveva fatto la patente per primo, stesso "impianto stereo" con mangiacassette "mono" :)
In più, aveva il radiatore irrimediabilmente bucato, rabbocco obbligatorio ogni 10 km circa, ricordo un "viaggio" interminabile, in cinque, da Monza a Milano al Vigorelli (credo) per il concerto della PFM, gruppo di apertura Jo Squillo, era il 1980 o 1981, non ricordo.
Franz di Cioccio era il nostro mito indigeno, faceva "Punk e a capo" su una delle prime "tv private", trasmetteva i primissimi "video", da Jimi Hendrix a Siouxsie and the Banshees :)