Il mio amico Raffaele, uno dei miei spacciatori di musica preferiti, mi segnala e mi linka a un disco che è una bella botta dal passato. Vintage Vinos si chiama, non ne ho visto tracce in Italia dove credo nessuno lo abbia pubblicato, ed è una raccolta dai tre dischi solista di Keef Richards, più un brano inciso come benefit dopo l’allagamento di New Orleans, Hurricane. Non ascoltavo più questi brani da un ventennio, quando originariamente uscirono.
Allora, il 1988, i Rolling Stones sembravano morti e defunti (e male non sarebbe stato; con l’eccezione di qualche traccia rispettivamente su Steel Wheels e Voodoo Lounge una sequenza di dischi brutti e inutili e tour faraonici altrettanto inutili). Allora, dopo le immonde porcate di Undercover e Dirty Works – a quest’ultimo non era seguito manco un tour, il che voleva dire una cosa sola, nella logica stoniana: la band è morta – c’erano state altrettanto immonde porcate discografiche solista di Mick Jagger. Un brutto modo di chiudere una grande storia. Nel 1988, dal nulla, spuntò un disco, del Richards solista. Un titolo bellissimo, Talk is Cheap, una copertina altrettanto figa e dentro musica…. Che musica? Ai tempi non sapevo giudicarla, ma mi faceva strana impressione. Come se mancasse qualcosa all’insieme. Certo, mancava Mick Jagger a farne un disco degli Stones. Questo lo capii subito. Ma c’era di più in quel disco.
Adesso, vent’anni dopo, Talk is Cheap (e anche i brani ripresi dal seguente disco solo, Main Offender) vanno giù caldi e vitali come una buona sorsata di Jack Daniel's. Proprio come uno degli ultimi grandi dischi degli Stones, il sottovalutato ma splendido Black And Blue, Talk is Cheap non era un disco di canzoni. In Black and Blue, con l'eccezione della formidabile Memory Motel, c'era una giungla di riff che cercavano via d'uscita (si cercava anche il nuovo chitarrista degli Stones, in realtà). Come quel disco ma ancora di più, Talk is Cheap era la scarnificazione e la riduzione all’osso del concetto di rock’n’roll. Keef è sempre stato uomo del riff, questo si sapeva, ma in questo disco porta alle estreme conseguenze il concetto di riff chitarristico rock. Ben coadiuvato da quello straordinario genio di Steve Jordan, batterista immenso e co autore di tutto il disco, Talk is Cheap è un’orgia di sound puro e senza regole. Canzoni che si reggono sulla reiterazione di una frase singola portata avanti all’infinito; note secche e scartavetrate di chitarre; melodico senso della canzone che viene ricacciato indietro in attesa che spunti fuori da solo prima o poi.
E’ una festa, questo disco: rock stoniano del più sanguigno, pulsare funk più sincero di quello che Prince sia mai riuscito a concepire, vibrazioni caraibiche che fanno ballare nella sua tomba il re di Giamaica. Intimidazioni da crooner con un sentimento jazzy che non si sentiva da secoli, da quando Tin Pan Alley chiuse i battenti. E puranche passione hillbilly, come se la country music fosse stata codificata sulle tavole della legge di Mosè. Ci sono in giro sulla Rete delle tracce incise da Richards a fine anni 70 per un disco soliista mai uscito, riprese di standard della country music che fanno paura da quanto sono belle, peccato non siano mai uscite dai cassetti. Per buona misura, questo Vintage Vinos contiene anche una delle più straordinarie esecuzioni live del nostro, Too Rude, come se Joe Strummer fosse stato il leader dei Wailers. Una macchina da guerra, l'accoppiata Richards-Jordan, che mette a nascondere tutto quanto gli Stones hanno fatto dal vivo negli ultimi venti e più anni, da quando tornarono sulle scene con il loro karaoke della terza età.
Finendo in misericordia: la dolcezza di Hurricane è tutta l’anima di questo uomo straordinario, questo santo del rock’n’roll, questo custode della memoria, questo scolatore immondo di bottiglie di Jack Daniel's. Se solo gli Stones non fossero mai tornati insieme per davvero forse quel disco di musica country Keith lo avrebbe pubblicato per davvero.
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La scarnificazione del rock'n'roll
Scritto da Paolo Vites alle 12:32 // 8 commenti
Ottimo, lo acchiappo ADESSO
gran bel disco talk is cheap. dopo tanto sono riuscito a trovarlo anche in cd su e-bay. ho trovato anche un bel concerto di richards del 1989 che presto pubblicherò.
saluti
g
Sono contento, al di là del valore della produzione solista di Keith che non conosco a fondo, di aver trovato una voce qualificata che incensa quel capolavoro che io ho sempre considerato "Black and Blue".
Un album enorme passato alla storia come minore.
Son tutte belle in quel disco, forse la peggio è il singolo che fu estratto per primo (Crazy Mama) ma Memory Motel, Melody e Fool to cry sono brani eccezionali. Senza dimenticare Hey Negrita e Hand of Fate. Vabbè va le sto citando tutte, scusa la digressione.
Funziona...eccome se funziona. Keith senza Mike funziona lo stesso, e non si può dire lo stesso del contrario...
I dischi solisti di Keith, in effetti, non li ho mai sentiti.
Però è vero che lui è la riff-machine per antonomasia.
Una cosa interessante (e non sempre conosciuta) è a mio parere il "come" Keith Richards crea e suona i suoi riff. Spiegazione tecnica eh, chi è interessato solo al sudore e alla spontaneità (?) può tranquillamente passare oltre.
Lasciamo parlare Keith Richards stesso:
"La mia frase preferita sul mio stile chitarristico è che tutto quello di cui hai bisogno sono cinque corde, due note, due dita e uno stronzo (asshole) che suona"
Cinque corde?
Certo, perchè la classica Telecaster di Keith è accordata in G aperto, senza la corda più bassa (quindi, dalla corda più alta: D, B, G, D, G).
La mancanza dell corda più bassa rende il suono della chitarra più secco, si impasta meno con il basso e la cassa della batteria, ed è più facile mixarlo bene.
Non è l'unica accordatura "alternate" che usa, ma è quella che usa di più: glielà mostrò Ry Cooder, e già l'avevano usata gli Everly Brothers.
Le accordature alternate sono figlie dirette, queste sì, del blues rurale dell'800. Il "bravo chitarrista tecnico" non le usa, perchè rendono più semplici acccordi che con l'accordatuta standard sono "difficili", perchè la diteggiatura è complicata o faticosa: ma il "bravo chitarrista tecnico" mica suona musica che piaccia agli altri, lui suona musica che faccia capire la sua bravura.
Keith Richards, per fortuna, no: lui "suona" la chitarra, nel più puro senso della parola: per divertirsi e divertire.
vedi che ti passo solo robba bbuona? :-D
grazie alle, descrizione fondamentale
Nice blog post