(immagine di repertorio)
Un bel pienone al Bronson, sabato scorso, per il live di Vasco Brondi. Una data-snodo abbastanza importante per l'economia del locale, che continua ad essere IL posto della musica indie-alternative (per dirla alla vecchia maniera) dal vivo in Romagna.
Innanzitutto, la formazione. Canali ha lasciato il ragazzo libero dopo aver compiuto la sua missione di pigmalione, e sul palco sono in 4. C'è un batterista/percussionista/effettista che suona in piedi (ero un po' lontano dal palco e non ho potuto verificare se avesse dei pad o pelli reali) ed interviene a rinforzare i momenti per così dire topici, c'è un chitarrista elettrico di rinforzo spinale ma che resta abbastanza discreto, e soprattutto c'è un fantastico D'Erasmo al violino. L'Afterhours catalizza le attenzioni strumentali in lungo ed in largo, col suo stile creativo ed istrionico, che non è fatto certo di virtuosismi ma di ricerca sonora e sottolineature intelligentissime. Un ruolo, per restare in tema di gruppi visti di recente, simile a quello di Pilìa nei Massimo Volume. Ricordo in particolare un lungo drone distorto, al termine di ahimè non ricordo quale pezzo, da far venire i brividi alla schiena, in quel particolare contesto.
Brondi appare in ottima forma, modesto ed essenziale, al vertice arretrato del semitondo con cui si dispone il quartetto. Scorre tutto Per ora noi la chiameremo felicità, ed ovviamente una buona metà di Spiaggia deturpata. L'impianto strumentale punteggia le sue canzoni con sapienza, il ruggito è impeccabile e il trasporto emotivo come da copione.
Quindi? Oddio, mi sento antipatico da solo al pensiero tendenzioso che mi assale. Intendiamoci, io sono uno di quelli che è rimasto folgorato all'ascolto del famoso Demo del 2007, e sto apprezzando tanto anche il nuovo. Lo trovo autentico cantore dei giorni nostri, e come lessi in un blog tempo fa, sarebbe stato un sogno meraviglioso vederlo ospite in Vieni via con me di Saviano, al posto di uno qualsiasi di tutti quei vecchi tromboni che hanno invitato.
Ma trovo che Vasco a questo punto debba cercare di re-inventarsi un po' musicalmente, perchè la sua formula con un terzo album di questo genere potrebbe mostrare la corda, e temo che finirei solo per leggere le parole e disinteressarmi di quelle scarne canzoni sempre preziose ma troppo simili a sè stesse con quegli accordi minori, che neanche un supporto valido come l'attuale può evitare di far scadere nel ripetitivo.
Pretenderei troppo?
Innanzitutto, la formazione. Canali ha lasciato il ragazzo libero dopo aver compiuto la sua missione di pigmalione, e sul palco sono in 4. C'è un batterista/percussionista/effettista che suona in piedi (ero un po' lontano dal palco e non ho potuto verificare se avesse dei pad o pelli reali) ed interviene a rinforzare i momenti per così dire topici, c'è un chitarrista elettrico di rinforzo spinale ma che resta abbastanza discreto, e soprattutto c'è un fantastico D'Erasmo al violino. L'Afterhours catalizza le attenzioni strumentali in lungo ed in largo, col suo stile creativo ed istrionico, che non è fatto certo di virtuosismi ma di ricerca sonora e sottolineature intelligentissime. Un ruolo, per restare in tema di gruppi visti di recente, simile a quello di Pilìa nei Massimo Volume. Ricordo in particolare un lungo drone distorto, al termine di ahimè non ricordo quale pezzo, da far venire i brividi alla schiena, in quel particolare contesto.
Brondi appare in ottima forma, modesto ed essenziale, al vertice arretrato del semitondo con cui si dispone il quartetto. Scorre tutto Per ora noi la chiameremo felicità, ed ovviamente una buona metà di Spiaggia deturpata. L'impianto strumentale punteggia le sue canzoni con sapienza, il ruggito è impeccabile e il trasporto emotivo come da copione.
Quindi? Oddio, mi sento antipatico da solo al pensiero tendenzioso che mi assale. Intendiamoci, io sono uno di quelli che è rimasto folgorato all'ascolto del famoso Demo del 2007, e sto apprezzando tanto anche il nuovo. Lo trovo autentico cantore dei giorni nostri, e come lessi in un blog tempo fa, sarebbe stato un sogno meraviglioso vederlo ospite in Vieni via con me di Saviano, al posto di uno qualsiasi di tutti quei vecchi tromboni che hanno invitato.
Ma trovo che Vasco a questo punto debba cercare di re-inventarsi un po' musicalmente, perchè la sua formula con un terzo album di questo genere potrebbe mostrare la corda, e temo che finirei solo per leggere le parole e disinteressarmi di quelle scarne canzoni sempre preziose ma troppo simili a sè stesse con quegli accordi minori, che neanche un supporto valido come l'attuale può evitare di far scadere nel ripetitivo.
Pretenderei troppo?
Osservazioni che condivido. L'impatto emotivo di questo disco è stato molto forte, però sembra concludere un mini-ciclo. Vista la sua indubbia capacità di scrivere bei testi, la prossima sfida dovrebbe essere proprio sul versante musicale.
Un post assolutamente condivisibile.
Ci attendiamo da Vasco un qualche tipo di "svolta".
Oppure farà come i Massimo Volume che sono stati zitti per tanti anni e poi si ripropongono su lunghezze d'onda simili al passato.
Tutto vero e condivisibile. Continuo a godermelo così, nel presente, al momento, del doman non v'è certezza ;)